Roland Barthes – La camera chiara


libro Roland Barthes La camera chiara Nota sulla fotografiaLa camera chiara è un saggio sulla fotografia scritto da Roland Barthes nel 1979 e pubblicato per la prima volta nel 1980.

Roland Barthes (1915-1980) non era un fotografo, neppure un fotografo dilettante, come dice nel testo. Era un critico letterario e semiologo francese che ha sentito la necessità di pubblicare questo libro per condividere le sue riflessioni e considerazioni sulla fotografia. Ha terminato la scrittura del libro pochi mesi prima di morire.

Barthes chiama questo scritto “nota”, e infatti il libro è un insieme di 48 pensieri e annotazioni dell’autore (scritte tra il 15 aprile e il 3 giugno 1979) in cui fa un’analisi della fotografia, vuole capire che cosa sia la fotografia in sé. Nelle sue considerazioni cerca di capire cosa ci sia oltre al mi piace o non mi piace che si prova di fronte a una fotografia, e arriva ai concetti di studium e punctum, spesso citati anche da altri autori autorevoli che hanno analizzato la fotografia dal punto di vista filosofico.

Riporto come al solito alcuni takeaways dal libro, un riassunto dei concetti chiave da portarsi a casa, quelli che ho io personalmente ho ritenuto più interessanti.


Riassunto dei concetti chiave

Ciò che la fotografia riproduce all’infinito ha avuto luogo solo una volta. La fotografia ripete meccanicamente ciò che non potrà mai ripetersi esistenzialmente.

Una foto può essere l’oggetto di tre pratiche (o tre emozioni, o tre intenzioni): fare, subire, guardare. Possiamo distinguere:

  • Operator: è il fotografo.
  • Spectator: siamo tutti noi che osserviamo la foto
  • Spectrum: è colui o ciò che è fotografato

La fotografia ha permesso a tutti di vedere sé stessi senza dover usare uno specchio. In precedenza, infatti, il ritratto era un bene limitato a pochi e destinato a ostentare una data condizione economica e sociale. E in ogni caso il ritratto dipinto, per quanto somigliante sia, non è una fotografia.

La fotografia è l’avvento di me stesso come altro. La fotografia trasforma infatti il soggetto in oggetto.

Davanti all’obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte.

In qualità di spectator, esistono due modi di ricevere l’immagine fotografica:

  • lo studium: cioè il contenuto della foto, quello che è rappresentato, gli elementi che la compongono. Lo studium appartiene all’ordine del Mi piace / Non mi piace. Posso analizzare l’immagine e le sue funzioni (ad esempio informare, rappresentare, sorprendere, far significare, allettare). Ma lo studium non è mai il mio godimento o il mio dolore nel guardare una foto.
  • il punctum: è quello che mi “punge”, quello che mi coinvolge davvero della foto che sto guardando. È il particolare che mi colpisce, la ferita che la fotografia suscita in me.

La fotografia è sovversiva non quando spaventa, sconvolge o stigmatizza, ma quando induce a pensare.

La differenza tra fotografia e pittura, sta nel “referente”. Il referente fotografico è la cosa necessariamente reale che è stata posta dinanzi all’obiettivo, senza di cui non vi sarebbe fotografia alcuna. Ciò che io vedo in una foto, si è trovato là in un determinato spazio-tempo, nessuno lo può negare. Nessun ritratto dipinto, invece, può dimostrare che il suo referente fosse realmente esistito.

La fotografia attesta che ciò che vedo nella foto, è effettivamente stato, è esistito. Questa è una certezza. Ciò che vedo è il reale allo stato passato. Un reale che non si può più toccare.

La fotografia non dice ciò che non è più, ma soltanto e sicuramente ciò che è stato.

L’essenza della fotografia è di ratificare ciò che essa ritrae.

Ogni fotografia è un certificato di presenza.

La fotografia è testimonianza sicura, ma effimera. La foto stampata è deperibile, è destinata nel tempo a scomparire.


Dati del libro

Io ho letto la prima edizione del 1980, edita da Einaudi, “Gli Struzzi”. Ora si trova in commercio la seconda edizione, sempre di Einaudi.

Tiolo: La camera chiara. Nota sulla fotografia
Autore: Roland Barthes
Traduttore: Renzo Guidieri
Titolo originale: La chambre claire. Note sur la photographie
Tipo di copertina: flessibile
Numero di pagine: 130
Editore: Einaudi
Collana: Piccola biblioteca Einaudi. Nuova serie
Data di pubblicazione: 11 febbraio 2003 (2a edizione)
Lingua: Italiano
ISBN-10: 880616497X
ISBN-13: 978-8806164973

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Riccardo Perini, autore blog riccardoperini.itAutore: RICCARDO PERINI
Non sono un fotografo di professione ma sono un appassionato di fotografia. In questo blog propongo approfondimenti su fotografi, libri fotografici e in generale sulla fotografia, inclusi anche alcuni tutorial su macchine fotografiche e strumentazione.

Pubblicato il: 17 Dicembre 2019
Categoria: Libri fotografia
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