Cosa ho imparato alla lectio magistralis di Franco Fontana


lectio magistralis fotografia Franco Fontana Mantova 2019Sabato 23 novembre 2019 ho partecipato alla lectio magistralis che Franco Fontana ha tenuto a Mantova, a Palazzo Soardi.

Ho colto l’occasione per farmi autografare il suo libro “Fotografia Creativa”. La dedica di Franco Fontana è stata: “Caro Riccardo, continua a fotografare quello che pensi. Ok!”. Una frase che racchiude in poche parole l’idea di fotografia di Fontana, e cioè che le fotografie sono sempre il frutto del pensiero del fotografo.

Durante la lezione, Fontana (classe 1933) ha presentato i suoi principali progetti fotografici, dagli inizi come fotoamatore, ad oggi, raccontando anche alcuni aneddoti e in generale spiegando la sua concezione di fotografia.

Come al solito riassumo qui alcuni dei miei appunti presi durante l’evento. A me piace chiamarli “takeaways”, i concetti chiave da portarsi a casa.

1. La fotografia non si fa con la macchina fotografica, ma con la testa

La fotografia non esiste, esiste il fotografo.
La fotografia non la fa la fotocamera, ma la nostra testa.
Si fotografa quello che si pensa, quello che si è, non quello che si vede.
Non bisogna mai chiedere “come hai fatto a fare quella foto?”, ma piuttosto bisogna chiedere “perché l’hai fatta?”.
Fontana non andava in giro a “cercare” una foto, ma la andava a “trovare”, perché quella foto era già dentro la sua testa ancora prima di scattarla.

2. Bisogna significare le foto

Bisogna significare le fotografie, nel senso che bisogna dare il proprio significato alle foto. Perché la fotografia non è quello che vediamo, ma quello che siamo. Bisogna usare il mondo esterno per significare quello che siamo.
Lui ha fotografato di tutto, paesaggi, asfalti, ombre, nudi, ritratti, pubblicità, ma in tutti questi scatti ha sempre messo la sua visione. Le pubblicità le chiama “markette d’autore” perché anche facendo fotografie pubblicitarie, ha sempre messo il suo stile e il suo modo di interpretare la realtà. In tutte le sue foto c’era sempre la sua identità, il suo modo di esprimersi. I pubblicitari lo sceglievano infatti come “autore”, non come “fotografo”, e gli lasciavano libertà di esprimersi.
Quando si fa una marchetta fotografica, bisogna farla d’autore. Bisogna rispettare le esigenze del cliente, ma lasciare la propria impronta artistica.

3. La fotografia creativa non deve documentare la realtà, ma interpretarla

Nella sua fotografia, Fontana ha sempre cercato di interpretare la realtà. Non mostrandola com’è, ma dandone una sua interpretazione. Ognuno infatti non fotografa quello che vede, ma quello che è. Ad esempio quando ha scattato una delle sue immagini più famose, alla Baia delle Zagare, era con altri tre fotografi. Ma di fronte alla stessa scena, ognuno ha fotografato in modo differente. Solo lui l’ha vista così, perché quella foto apparteneva al suo modo di vedere e interpretare la realtà.

Franco Fontana Baia delle Zagare (1970)

© Franco Fontana, Baia delle Zagare (1970)



4. Cancellare per eleggere

Nella fotografia bisogna cancellare quello che è superfluo, per eleggere solo ciò che ci interessa mostrare. Fontana ha raccontato che agli inizi della sua carriera, quando non poteva permettersi un teleobiettivo, cancellava il superfluo non in fase di scatto, ma dopo. Scattava con un obiettivo 50mm, poi stampava, ritagliava i dettagli che gli interessavano e ristampava.

Riccardo Perini, autore blog riccardoperini.itAutore: RICCARDO PERINI
Non sono un fotografo di professione ma sono un appassionato di fotografia. In questo blog propongo approfondimenti su fotografi, libri fotografici e in generale sulla fotografia, inclusi anche alcuni tutorial su macchine fotografiche e strumentazione.

Pubblicato il: 25 Novembre 2019
Categoria: Fotografi famosi
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